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Facebook, Google e la raccolta di informazioni a scapito degli utenti

di Mirko Cuneo

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La maggior parte delle persone che navigano online utilizzano Amazon, Facebook, Apple, Google. Soprattutto Facebook e Google, sono diventati la fonte principale di informazione, per tutti quelli che vivono parte della loro esistenza su internet.

Secondo alcune stime, ogni mese circa 3 miliardi di persone utilizza Facebook, Instagram o Whatsapp. Tra loro, circa il 90% degli utenti di Facebook vive al di fuori degli Stati Uniti d’America.

È come se queste realtà, in questo momento, detenessero una specie di monopolio sulla comunicazione online, impedendo a chi vorrebbe spingersi verso altri lidi la possibilità di guardare oltre il proprio seminato.

Il monopolio di Mark Zuckerberg & Co.

Internet si è trasformato da ecosistema potenzialmente aperto a struttura rigida, chiusa, quasi obbligata. Per comunicare con gli amici usi Whatsapp. Per postare le tue foto c’è Instagram. Per leggere le notizie ci sono pagine e gruppi su Facebook. Per cercare informazioni c’è Google. Ci sarebbero, in realtà, tantissime altre alternative, ma per qualche ragione rimaniamo tutti ancorati a questo. E non riusciamo più a farne a meno.

E dire che nessuna di queste realtà ha dimostrato un reale interesse per i diritti umani o per la privacy dei propri utenti. Eppure noi siamo sempre lì, a utilizzare le loro piattaforme come se davvero non ci fosse altra alternativa. Ma è veramente così?

Sfruttare i data degli utenti per monetizzare

Il modello di business di Google e Facebook si basa proprio su questo: sfruttare le informazioni degli utenti a proprio vantaggio, spesso monetizzando tali informazioni vendendole a terzi. Tutto a costo zero per gli utenti stessi, che possono registrarsi sulle loro piattaforme in qualunque momento senza spendere neanche un centesimo. E mentre noi navighiamo felici e tranquilli, mettendo like a ciò che ci interessa e comunicando con le persone tra i nostri contatti, Facebook e Google raccolgono i nostri dati, profilano gli utenti in base a gusti, preferenze e interessi e creano, così, un engagement maggiore, fidelizzando gli utenti stessi una volta per tutte. Siamo agganciati a queste realtà nostro malgrado, perché ci illudiamo in qualche modo di avere un potere decisionale. La verità, però, è che sono loro a decidere per noi.

La parte peggiore arriva nel momento in cui Facebook e Google riescono a passare sopra i diritti umani basilari per poter trarre vantaggio dalle comunicazioni tra gli utenti. Ciò in cui falliscono costantemente queste realtà, infatti, è cercare di far rispettare gli standard della comunità, limitando la diffusione di odio, razzismo e violenza di genere. Fallisce perché raccogliere dati e raggiungere utenti è molto più importante, anche più del benessere degli utenti stessi.

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Mirko Cuneo

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