La Leadership emotiva: vantaggio o ostacolo sul lavoro?

di Mirko Cuneo

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Negli ultimi anni si parla spesso di Leadership emotiva e ci si chiede se l’empatia sia essenziale o forse un ostacolo sul posto di lavoro. Nei campi di ricerca l’empatia è un argomento di tendenza. Psicologi e neuroscienziati hanno già pubblicato molti studi a riguardo mentre altri sono ancora in corso e in continuo aggiornamento. Si parla di empatia in una varietà di campi: filosofia estetica, arte, sport fino ad arrivare alla leadership emotiva. È certo che in ambito aziendale le conversazioni sull’empatia sono diventate un tema di discussione di primo piano. Tuttavia non tutte le forme di empatia si assomigliano o sono interscambiabili. Per questo è utile perfezionare la comprensione rispetto all’empatia e alla sua utilità, anche per capire meglio in concetto di Leadership emotiva.

Breve storia dell’empatia

Il termine empatia fu introdotto per la prima volta dallo psicologo Edward B. Titchener nel 1909. L’origine della parola arriva dalla parola tedesca einfühlung la cui traduzione letterale è “sentirsi dentro”. L’empatia comporta un coinvolgimento più intimo con i sentimenti provati dalle altre persone: è un modo di sentire e condividere lo stato emotivo o psicologico di qualcun altro. Questa sfumatura è fondamentale perché la differenzia dalla simpatia che indica un coinvolgimento meno attivo all’interno dei sentimenti altrui.

L’autore e vincitore nel 2002 del premio Nobel, Daniel Kahneman, ha scritto il libro Thinking, Fast e Slow che parla proprio dell’impatto che l’empatia ha sul business. Egli evidenzia l’empatia come un concetto chiave nel mondo del business e dice che spesso, chi possiede una Leadeship emotiva, riesce a capire le cose e a percepirle con un’intuitività maggiore.

L’idea che empatia e la Leadership emotiva siano qualità utili nelle aziende è stata supportata da Satya Nadella, CEO di Microsoft. In un’intervista con CBS Good Morning ha affermato che, al giorno d’oggi, l’empatia è importantissima anche nel contesto aziendale. Inoltre, sempre Satya Nadella sostiene che non c’è modo di innovare senza avere un profondo senso di empatia che permette di percepire i bisogni altrui.

In una pubblicazione scientifica ufficiale intitolata Empathy in the Workplace: A Tool for Effective Leadership, il Centro per la Leadership Creativa (Centre for Creative Leadership) ha analizzato i dati di 6.731 dirigenti provenienti da 38 paesi differenti. I risultati miravano a evidenziare l’impatto positivo della Leadership emotiva. Dalla ricerca è stato scoperto che i leader che mostravano una maggiore empatia rivelavano anche di avere delle migliori performance nel proprio campo. Oltre ad avere un rapporto più positivo ed efficace con i propri collaboratori.

Alcune controindicazioni

Sì alla Leadership emotiva ma non solo. Lo psicologo di Yale, Paul Bloom, è scettico sul fatto di attribuire troppo peso all’empatia. Nel suo trattato Against Empathy: The Case for Rational Compassion, Bloom analizza le limitazioni e alcuni pericoli dell’uso dell’empatia quando si tratta di prendere decisioni.

L’idea che sostiene Bloom è che sia meglio scegliere una linea di azione basata su decisioni prese in maniera razionale e produttiva, piuttosto che farsi muovere dai sentimenti.

Anche l’esperta di Leadership emotiva Patricia Bravo, sostiene che l’empatia sia più un pericolo che un vantaggio. Lei insegna che l’empatia è usata in maniera più efficace come supporto al reperimento delle informazioni piuttosto che come base su cui prendere delle vere e proprie decisioni. Un’eccessiva empatia potrebbe mettere sotto pressione i membri di un team che si trovano in situazioni di stress. Nei casi in cui viene meno l’autocontrollo, i leader potrebbero essere spinti a reagire sulla base di una risposta troppo emotiva piuttosto che basarsi sui fatti.

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La Leadership emotiva è un vantaggio o un pericolo per i leader di successo?

Sul tema della Leadership emotiva e sul valore dell’empatia si è espresso anche lo psicologo Paul Ekman che afferma ci siano tre tipi di empatia:

  • Empatia cognitiva, che riguarda la conoscenza e la comprensione di come si sente qualcun altro;
  • Empatia emozionale, ovvero fare esperienza dei sentimenti di un’altra persona;
  • Empatia legata alla compassione, ovvero al condividere e sentire l’emozione che un’altra persona sta provando ed essere mosso a fare qualcosa rispetto alla situazione.

I primi due casi, empatia cognitiva ed emotiva, hanno degli svantaggi per un leader: l’empatia cognitiva può portare ad un livello di distacco, mentre quella emotiva può addirittura risultare un grave peso.

L’empatia compassionevole può però conciliare le cose ed essere un vero vantaggio per un leader. Infatti, questa è un’abilità che un leader dovrebbe avere a portata di mano per poter prendere decisioni.

Una Leadership emotiva consente un maggior coinvolgimento nel proprio team di lavoro e contribuire a favorire la comunicazione con colleghi e clienti.

I leader possono moderare il proprio grado di empatia rispetto alla situazione, alle condizioni e all’ambiente in cui si trovano. Anche questa dovrebbe essere una delle qualità di un buon leader, saper gestire i propri stati emotivi ed empatici, non privarsene.

In conclusione

Vorrei concludere questo mio contributo alla Leadership emotiva con alcuni consigli per riuscire a dosare l’empatia e a sfruttarla nelle giuste condizioni.

Sii presente con il tuo team

Un buon leader dovrebbe saper coinvolgere il proprio team di lavoro e trasmettergli impegno, coraggio ed entusiasmo. Fa parte della Leadership emotiva il non dare ordini ma saper delegare i propri collaboratori dando loro incarichi e responsabilità. Si sentiranno maggiormente presi in considerazione e apprezzati per il lavoro che devono svolgere e questo li porterà a voler fare del loro meglio.

Sii consapevole dei bisogni altrui

Per essere un buon leader cerca di comprendere le necessità e i punti di vista di coloro che lavorano con te o per te. Andare incontro ai bisogni altrui mette loro nella condizione di voler dare il meglio nelle attività che devono svolgere perché si sentiranno gratificati, tutelati e spronati. Inoltre, un buon leader dovrebbe dare l’esempio di come mettersi nei panni degli altri in modo che anche i suoi collaboratori lo facciano a loro volta. In questo modo sarà più semplice creare lo spirito di squadra e un ambiente di lavoro più efficiente.

Alla fine di tutto ricorda sempre che la Leadership emotiva non è il solo modo di gestire la propria azienda, un buon leader deve saper prendere decisioni razionali e basate su dati oggettivi.

La Leadership emotiva è una buona dote per un dirigente, lo aiuta a elaborare la situazione e a cogliere meglio le informazioni.

Spero che il mio articolo vi stimoli idee e opinioni! Condividetele qui sotto!

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Mirko Cuneo

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