Leadership gentile: funziona davvero?

di Mirko Cuneo

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leadership gentile

Hai mai sentito parlare della leadership gentile? Apparentemente sembrerebbe un’espressione un po’ antitetica, formata da due parole contrapposte. Il termine “leadership”, infatti, ci porta immediatamente a immaginare una persona dotata di un certo piglio, in grado di guidare se non addirittura “comandare” gli altri: un’abilità che, almeno in apparenza, sembrerebbe avere poco a che fare con la gentilezza.

Eppure, perfino il grande scrittore Mark Twain affermava che “La gentilezza è la lingua che il sordo ascolta e il cieco vede”: un aforisma che lascia chiaramente intuire il grande potenziale di questa qualità che, se usata in modo strategico, potrebbe davvero fare la differenza.

Ma come si fa a diventare un leader gentile? E che differenza c’è tra questa tipologia di leadership e quella tradizionale? Obiettivo del mio articolo è proprio quello di rispondere a queste domande, esplorando nel dettaglio le caratteristiche del leader gentile e aiutandoti a sviluppare le giuste competenze per diventarlo.

Sei pronto a trasformarti in un leader che ha fatto della gentilezza la propria arma segreta? E allora partiamo!

Cos’è la leadership gentile?

Tra i vari stili di leadership che è possibile catalogare, quello improntato alla gentilezza sta vivendo un vero e proprio momento di gloria. Questo perché sempre più aziende si stanno rendendo conto di quanto sia importante creare relazioni positive tra dirigenti e dipendenti, al fine d’instaurare un clima basato sulla pacifica collaborazione che, a sua volta, è in grado di massimizzare la produttività e i risultati ottenuti dai lavoratori.

Mentre negli anni Sessanta del secolo scorso vigeva la convinzione che, per conseguire questi obiettivi, fosse necessario “far schioccare la frusta”, già a partire dagli anni Novanta si è assistito a uno sgretolamento del modello gerarchico (che molti esperti definivano patriarcale), per fare posto a un modello di leadership sempre più basato sulla collaborazione e chiamato per l’appunto leadership collaborativa.

Nell’ottica questo nuovo modo d’intendere la leadership, la netta suddivisione tra chi comandava e chi veniva comandato ha definitivamente cessato di esistere, in favore di un rapporto nel quale le due anime si uniscono al fine di conseguire un obiettivo comune. Ed è proprio riallacciandoci a questa visione che possiamo comprendere appieno il significato di leadership gentile: una tendenza sempre più diffusa che sta riscuotendo un enorme successo.

Del resto, alla base della leadership gentile vi è l’intento di portare le persone a fare le cose bene, anziché farle e basta. Un vero leader gentile è infatti in grado di valorizzare al meglio le potenzialità dei propri collaboratori (e non più sottoposti), spingendoli a fare sempre meglio e a impegnarsi per conseguire gli obiettivi aziendali.

Il tutto nell’ambito di un clima piacevole e positivo, nel quale le persone vengono trattate come tali e non più come “mezzi” per raggiungere uno scopo. Tutto questo, naturalmente, a patto che il leader in questione possieda determinati requisiti, necessari per poter mettere in pratica queste intenzioni positive. 

leader gentile

Come dev’essere un buon leader?

Un buon leader dev’essere in grado di essere a capo di una squadra senza far pesare la propria autorità. Deve quindi riuscire a porsi come una guida e un punto di riferimento: un vero e proprio team leader capace di spingere i propri colleghi a impegnarsi al massimo per conseguire l’obiettivo, senza per questo sentirsi oppressi o sotto giudizio. E, per farlo, deve necessariamente possedere le seguenti capacità:

  • avere a cuore le opinioni di ogni singolo membro del gruppo, ascoltandole con sincero e attivo interesse;
  • essere in grado di motivare i collaboratori, ispirando loro un senso di positività e fiducia;
  • essere empatico;
  • dimostrarsi gentile e disponibile, stimolando le relazioni tra le persone;
  • saper gestire correttamente i conflitti, favorendo un educato ed efficace scambio di opinioni;
  • riuscire a far sentire importanti i collaboratori, permettendo loro di esprimersi;
  • saper comunicare con tutti in maniera efficace;
  • ottenere dei feedback senza trasformarli in metri di giudizio;
  • essere in grado di adattarsi alle varie situazioni lavorative, risolvendo i problemi se e quando si presentano.

Acquisire e allenare capacità di questo tipo rappresenta la chiave per trasformarsi in un vero leader: termine che non c’entra assolutamente nulla con l’ormai superata parola “capo” e che, diversamente da quest’ultima, rimanda a una persona che non è interessata a comandare gli altri ma, al contrario, a valorizzarne opinioni e capacità, garantendo loro un’atmosfera lavorativa all’insegna della massima armonia

Ed è proprio da questi presupposti fondamentali che emerge la figura del leader gentile, le cui qualità sono molto simili a quelle elencate, con la differenza di poter essere riassunte in tre semplici competenze di base

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Caratteristiche del leader gentile

Come avrai certamente capito, la caratteristica principale della leadership gentile è quella di mettere la persona al centro. Parliamo pertanto di una visione squisitamente umanistica del lavoratore che, per essere messa in pratica, necessita di un leader che possieda le seguenti caratteristiche: capacità di ascolto, predisposizione all’accoglienza e spirito di supporto

Capacità di ascolto

Ognuno di noi, nella vita quotidiana, chiede di essere ascoltato. Quando parliamo con una persona, ci aspettiamo che ci dia la sua attenzione, mostrando di tenere in considerazione ciò che diciamo. Tutto questo, a maggior ragione, dovrebbe valere ancora di più in ambito lavorativo.

Il leader gentile è infatti colui che dimostra di tenere sinceramente alle opinioni e alle idee dei propri collaboratori, magari sollecitandoli lui per primo ad esprimerle liberamente, così da poterle discutere insieme. In questo modo, infatti, creerà un clima di fiducia basato sull’ascolto attivo, dimostrando un atteggiamento aperto e accogliente.

Predisposizione all’accoglienza

Il segreto di un atteggiamento realmente volto ad accogliere è quello di sapersi confrontare con le opinioni altrui, evitando di lasciarsi guidare dai propri pregiudizi. Lo scambio con gli altri è infatti sinonimo di arricchimento, ed è dall’apertura nei confronti delle opinioni altrui che nasce la vera grandezza. Per non parlare poi del fatto che è proprio la predisposizione all’accoglienza a generare un clima positivo, all’interno del quale regnino la fiducia e la proattività. 

Spirito di supporto

Per quanto l’ascolto e l’accoglienza rappresentino delle soft skills fondamentali, da sole non sono sufficienti. Un vero leader gentile, infatti, non si limita ad ascoltare e ad accogliere se e quando si presenta l’occasione di farlo, ma spinge affinché ciò avvenga

Un leader gentile è infatti in grado di supportare concretamente i propri collaboratori, spingendoli a esprimere le proprie opinioni e a valorizzarle, individuando al contempo i punti di forza di ciascun membro della squadra, così da poter supportare al meglio le loro abilità personali. 

“Supportare”, del resto, rappresenta la parola chiave della leadership improntata alla gentilezza: un’attitudine che è possibile acquisire solo a patto di rispettare le caratteristiche che ti ho illustrato finora. 

La leadership gentile è sempre efficace?

E arriviamo ora a porci una domanda fondamentale che, per certi versi, rappresenta il cuore di questo articolo: la leadership gentile è efficace sempre e comunque? La risposta ovviamente è no in quanto, come qualsiasi altro stile di leadership, anche quello improntato alla gentilezza può essere soggetto al fallimento.

La verità, infatti, è che la perfezione non esiste. E, di conseguenza, non esiste nemmeno lo stile di leadership perfetto. Nel caso della leadership gentile, in particolare, il suo punto di forza rappresenta anche la sua falla principale: il fatto di essere così aperti e accoglienti nei confronti degli altri, infatti, potrebbe portare il leader gentile a sentirsi letteralmente sopraffatto da emozioni e sentimenti. Fino al punto di perdere il controllo.

I vecchi capi, che si limitavano a dire gli altri cosa dovevano fare, non correvano questo rischio, proprio perché erano soliti ascoltare soltanto sé stessi, preservando così tutte le proprie energie emotive: un atteggiamento che era anch’esso sbagliato. Dunque, qual è la soluzione?

Molto semplicemente, proprio perché la leadership gentile si basa sulla collaborazione, è di fondamentale importanza che essa si manifesti in entrambe le direzioni. Detto in altre parole: se il leader deve guidare, i collaboratori devono a loro volta prendersi cura del leader, evitando di farlo sentire l’unico e solo responsabile della situazione e di addossargli tutti i problemi.

Questo è il vero segreto della leadership gentile che, per essere davvero tale, necessita di uno spirito di collaborazione a 360°, all’interno del quale non sia solo il leader a sviluppare le giuste competenze, ma anche i suoi stessi collaboratori, come del resto suggerisco nella mia guida.

Ecco perché ritengo che scaricarla ti possa essere utile a prescindere, indipendentemente dal ruolo che ricopri nella tua azienda. Grazie a un approccio pratico e intuitivo, infatti, imparerai a sviluppare competenze che ti saranno sempre utili: sia che si tratti di guidare la tua squadra, sia che si tratti di aiutare e supportare il tuo leader.

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Mirko Cuneo

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